la Repubblica: Humanitarian aid, Italy is the worst donor at 20th place in European rankings (Italian)

Source: la Repubblica

Un risultato negativo in controtendenza rispetto al mondo che di fronte all’incremento nei disastri naturali e nelle crisi politiche, stanno aumentando i fondi per aiuti ed emergenze.Il riscatto delle molte organizzazioni del nostro paese all’avanguardia nel settore, con oltre 66 milioni di euro raccolti per il terremoto di Haiti

di GIULIO DI BLASI

ROMA – L’Italia è il peggiore donatore dei paesi OCSE nel settore umanitario, questa l’impietosa conclusione del rapporto pubblicato da DARA 1, un centro studi con sede in Spagna, che da anni pubblica lo Humanitarian Response Index, un complesso rapporto finalizzato a verificare il livello di qualità nel settore umanitario per i diversi paesi donatori.

In controtendenza. Secondo il rapporto di quest’anno l’Italia chiude la classifica – al 20° posto – sia in termini di quantità di aiuti distribuiti, che per l’attenzione posta alla qualità degli stessi. Un risultato estremamente negativo che pone il paese in controtendenza rispetto ai donatori internazionali che – a fronte di un incremento continuo nei disastri naturali e nelle crisi politiche – stanno aumentando i fondi per gli aiuti di emergenza.

Scarsi anche nelle emergenze. Un risultato, quello nei termini quantitativi, che però non sorprende se si analizzano gli investimenti pubblici nelle ultime due grandi emergenze umanitarie internazionali. Per Haiti, l’Italia ha infatti stanziato solo 8 milioni di dollari, circa un ottavo di quanto raccolto dal fundraising privato, mentre per il Pakistan i finanziamenti pubblici si sono fermati a soli quattro milioni di dollari.

Altre inadempienze. Ma ad aggravare i disinvestimenti economici sono questa volta i profili qualitativi dell’aiuto, in particolare legati al fatto che l’Italia – diversamente dalla
maggior parte dei suoi partner europei – ancora non ha approvato i piani di attuazione della Good Humanitarian Donorship, una iniziativa internazionale volta a innalzare gli standard di assistenza umanitaria dei paesi aderenti.

Il caso afghano. La difficoltà Italiana si inserisce all’interno di un quadro di più generale allarme per gli operatori umanitari. Se infatti è vero che gli investimenti economici sono in costante aumento, i principi umanitari – ed in particolare l’imparzialità e la neutralità degli operatori – sono sempre più a rischio a causa di una crescente politicizzazione dell’aiuto. Il rapporto di DARA cita come estremamente preoccupanti il caso Afghano – dove gli stessi militari si occupano spesso della distribuzione degli aiuti, complicando il lavoro dei civili che vengono percepiti come parte in conflitto – e quello Somalo, perché l’incondizionato supporto occidentale al debole governo di transizione restringe gli spazi di trattativa delle agenzie umanitarie per avere accesso alle aree controllate dalle milizie musulmane di Al-Shabaab.

L’aumento dei disastri naturali. Ai rischi della politicizzazione si aggiungono le difficoltà legate al costante aumento dei disastri naturali, dovuto secondo molti osservatori al cambiamento climatico in atto. Un problema aggravato dallo scarso investimento dei donatori internazionali in azioni di prevenzione, che consentirebbero un risparmio economico oltre che un minore danno per le comunità colpite. Invece si preferisce continuare a finanziare sull’onda dei media, senza pianificazione e analisi dei bisogni sul terreno – sino a raggiungere paradossi come quello Pakistano dove un disastro che ha colpito un territorio grande come il Regno Unito, ha ricevuto meno della metà dei fondi della piccola Haiti.

Il riscatto delle organizzazioni. E allora al fianco dell’investimento economico è necessario un incremento nella qualità degli aiuti distribuiti – incentivando la prevenzione e preservando il prezioso spazio delle organizzazioni umanitarie che devono per loro stessa natura avere accesso alle vittime, indipendentemente dal luogo in cui si trovano. Per l’Italia resta l’opportunità del riscatto, molte sono infatti le organizzazioni del nostro paese all’avanguardia nel settore, sostenute da un’opinione pubblica che ha donato oltre 66 milioni di euro per il terremoto di Haiti. C’è bisogno di una volontà politica forte che consenta alle istituzioni di essere al passo con i propri cittadini.